Decorso
L’esordio della malattia di Parkinson è caratterizzato da sintomi individuali non chiaramente differenziabili tra cui i più frequenti sono:
- Tremore unilaterale di una mano.
- Crampi ricorrenti in singoli arti.
- Tensione cronica nella zona del collo e della nuca.
- Disturbi del sonno.
- Senso generale di stanchezza e mancanza d’energia.
- Disturbi della deambulazione.
- Ansia, scoraggiamento e tendenza alla depressione.
Nei primi cinque-dieci anni di malattia, la terapia farmacologica può portare ad una buona remissione dei sintomi, consentendo ai pazienti di condurre una vita praticamente normale. In questa fase, l’efficacia dei farmaci è stabile per tutta la giornata, e gli effetti collaterali sono scarsi o assenti.
Col passare degli anni, aumenta la frequenza dei disturbi della deambulazione e le difficoltà legate alla motricità fine (lavarsi i denti, chiudere i bottoni, scrivere), la voce si affievolisce e la pronuncia si fa indistinta, la mimica si riduce e il corpo può curvarsi leggermente in avanti. Si registra un aumento della messa in atto di movimenti involontari alternati a fasi di marcata immobilità.
Con il progredire della malattia, l’efficacia della terapia può subire una diminuzione provocando un’oscillazione nel controllo dei sintomi sia nell’arco della stessa giornata sia da un giorno all’altro.
In questo stadio della patologia aumentano sensibilmente anche i sintomi non motori quali depressione e disturbi cognitivi.
Grazie ai progressi medico scientifici, attualmente lo stadio terminale della malattia di Parkinson (immobilità totale e irrigidimento del corpo) non si manifesta se non in rarissimi casi. Al giorno d’oggi le persone affette da Parkinson hanno un’aspettativa di vita pressoché normale e una buona qualità della stessa.