Diagnosi

La diagnosi della malattia di Parkinson è essenzialmente clinica, ovvero non viene posta sulla base di test di laboratorio specifici ma a partire dall’analisi dei sintomi presentati dal paziente; per tale motivo presenta un certo grado di criticità. I segni e i sintomi della malattia di Parkinson possono riscontrarsi anche in altre condizioni cliniche denominate Parkinsonismi (sia di tipo neurodegenerativo che secondari ad altre patologie o all’uso di farmaci) perciò, al momento della diagnosi, un’attenzione particolare sarà posta nel differenziare tali forme dalla vera e propria Malattia di Parkinson.

Gli elementi considerati in fase di diagnosi riguardano:

  • Segni motori cardinali
    1. Tremore di riposo, distale, 3-6 Hz
    2. Rigidità
    3. Bradicinesia
    4. Esordio asimmetrico
  • Responsività alla L-DOPA
  • Assenza di segni atipici
    1. Precocità di: instabilità posturale, fenomeni di freezing, deterioramento cognitivo, allucinazioni, movimenti involontari patologici, paralisi, verticalità dello sguardo.
    2. Cause accertate di parkinsonismo secondario (lesioni focali, farmaci, tossici).

La diagnosi di malattia di Parkinson è possibile nel momento in cui il medico neurologo rileva la presenza di almeno 2 dei 4 segni cardinali (uno deve essere tremore o bradicinesia), l’assenza di sintomi atipici e una documentata risposta all’uso di L-dopa.

Durante l’iter diagnostico, il ricorso a esami strumentali quali TC cerebrale, della RM encefalica, PET, SPECT, test neurofisiologici e neurovegetativi è valutata dal medico specialista caso per caso e finalizzata a differenziare la Malattia di Parkinson da altre condizioni cliniche.